Béla Viktor János Bartók (/ˈbeːlɒ ˈbɒrtoːk/; Nagyszentmiklós, 25 marzo 1881 – New York, 26 settembre 1945) è stato un compositore, pianista ed etnomusicologo ungherese. Studioso della musica popolare dell'Europa orientale e del Medio Oriente, fu uno dei pionieri dell'etnomusicologia.
Infanzia e giovinezza[modifica | modifica wikitesto]
Béla Bartók nacque a Nagyszentmiklós nella regione ungherese del Banato (oggi Sânnicolau Mare, in Romania). Dopo la morte di suo padre (1888), sua madre si trasferì dapprima a Nagyszőlős (oggi Vynohradiv, in Ucraina) e, successivamente, a Pozsony (oggi Bratislava, capitale della Slovacchia).
Gli inizi della carriera musicale[modifica | modifica wikitesto]
Venne educato alla musica sin dall'età di cinque anni, dapprima dalla madre che gli insegnò i rudimenti del pianoforte, in seguito (a soli dodici anni) dal maestro L. Erkel che lo iniziò alla composizione.
Più tardi studiò pianoforte con István Thomán e composizione con János Koessler all'Accademia Reale della Musica di Budapest. Lì incontrò Zoltán Kodály e insieme raccolsero musica popolare dalla regione. Questo ebbe molta influenza sul suo stile. Precedentemente, l'idea che Bartók aveva della musica popolare ungherese derivava dalle melodie gitane che potevano essere ascoltate nei lavori di Franz Liszt, e nel 1903 Bartók scrisse un grande lavoro orchestrale, Kossuth, in onore di Lajos Kossuth, eroe della rivoluzione ungherese del 1848, contenente melodie gitane di quel tipo. Da questo poema sinfonico lavorò per estrarre una marcia funebre pianistica che rese celebre Bartók come pianista-concertista-compositore per lo stile "nazional-ungherese" che prende come modello le Rapsodie ungheresi di Liszt, in particolare la celebre Seconda. Il mondo in cui Bartók si era spinto come pianista-compositore era quello capeggiato da Paderewsky, Busoni, d'Albert e l'ungherese Ernő Dohnányi.
Influenze sulla musica di Bartók[modifica | modifica wikitesto]
Dopo aver scoperto le musiche contadine dei magiari, che erano le autentiche musiche popolari ungheresi, Bartók cominciò a includere canzoni popolari nelle proprie composizioni e a scrivere temi originali con caratteristiche simili, oltre ad usare frequentemente figure ritmiche di matrice folklorica.
La musica di Richard Strauss, che incontrò alla prima di Also sprach Zarathustra a Budapest nel 1902, lo influenzò molto (ha trascritto ed eseguito più volte a memoria il poema sinfonico Vita d'Eroe di Strauss). Questo nuovo stile emerse durante gli anni seguenti. Bartók stava costruendo la sua carriera pianistica, quando nel 1907 ottenne il posto di professore di pianoforte all'Accademia Reale. Questo gli permise di rimanere in Ungheria e di non girare l'Europa come pianista, e gli lasciò più tempo per raccogliere altre canzoni popolari, soprattutto in Transilvania. Intanto la sua musica cominciava ad essere influenzata da questi interessi e dalla musica di Claude Debussy che Kodály aveva portato da Parigi. I suoi lavori orchestrali erano ancora scritti alla maniera di Johannes Brahms o Richard Strauss, ma scrisse numerose composizioni brevi per pianoforte che mostrano il suo crescente interesse per la musica tradizionale. Probabilmente il primo brano che mostrava chiaramente i suoi nuovi interessi è il Quartetto per archi n. 1 (1908), che contiene vari rimandi alla musica folklorica. Nel 1908 scrive anche le 14 bagatelle per pianoforte, in cui comincia a delineare il suo stile che appunto parte dal pianoforte, distaccandosi dal romanticismo, basandosi su procedimenti armonici basati su intervalli diminuiti ed eccedenti, sulla bitonalità e su una ritmicità timbrica e barbarica. La percussività di Bartók la troviamo anche in Prokofiev e Stravinskij. Altre composizioni pianistiche importanti in Bartók sono la Rapsodia Op.1 e i Quattro pezzi per pianoforte, ricchi di influenze Brahmsiane, (in cui il primo è uno studio per la mano sinistra risultato essere un abbozzo di sonata), più altri lavori da camera quali la Sonata per violino e pianoforte e il Quintetto per pianoforte ed archi.
La carriera concertistica di Bartók non riuscì però mai a ricevere onorificenze, nemmeno in campo esclusivamente compositivo, come pianista-compositore al contrario di altri come Rachmaninov (che aveva composto in quegli anni il Secondo concerto per pianoforte e orchestra) o come Dohnányi che fece fortuna col suo Concerto per pianoforte e orchestra e come lo svedese Stenhammar. Questo scarso successo internazionale lo costrinse ad accontentarsi di un posto come insegnante di pianoforte all'Accademia Musicale di Budapest.
Le prime influenze popolari nelle sue composizioni cominciarono quando iniziò a raccogliere melodie popolari con Zoltán Kodály: nel 1907 compose le Tre canzoni popolari del distretto di Cisk, due semplici melodie ascoltate da un pastore che suonava un flauto primitivo. Qui si dimostra la tenacia di Bartók che nonostante gli insuccessi continua a cercare un connubio tra la musica popolare e le sale da concerto nello stile pianistico, cominciando con le Due Elegie Op.8b, influenzate dallo stile pianistico delle Elegie di Busoni, e con le Quattro Nenie Op.9 che risentono invece dello stile di Debussy, che troviamo anche nelle Burlesche Op.8c. Le Nenie sono basate sul canto popolare ungherese e c'è l'uso delle scale modali, non presenti nella musica occidentale, armonizzate in maniera semplice e quasi impressionistica. Lo stile di Bartók comincia a uscire dalle influenze di Busoni e Debussy con le Due danze rumene Op.8a per pianoforte, in cui la strumentazione diventa decisamente percussiva e di avanguardia, però ancora non riuscì a trovare il modo di proporre i suoi lavori come recital pianistico se non negli anni Venti, sfruttando anche l'ingigantimento delle capacità tecnico-stilistiche e timbriche del pianoforte che già presso Paderewsky e Rachmaninov avevano raggiunto apici ragguardevoli. Con Bartók non si esplora il delicato mondo timbrico-impressionista di Ravel e Debussy affidato al tocco dei martelletti ma si guarda piuttosto avanti alla percussività che troveremo nell'Allegro Barbaro del 1911, parallelamente alla Toccata Op.11 di Prokof'ev e alla Danza Rituale del Fuoco di Manuel de Falla in cui il pianista rende l'effetto percussivo anche con una gestualità particolare per trovare l'approccio giusto sui tasti.
Fonte: Wikipedia