"Partire partirò" è una canzone scritta nei primi anni dell'Ottocento. L'autore del testo è Anton Francesco Menchi, mentre il modulo musicale, più antico, è lo stesso impiegato, più o meno in quel medesimo periodo, per l'altrettanto conosciuta Maremma amara. I versi parlano di quando l'Italia era sotto il dominio di Napoleone Bonaparte che, per sostenere le sue continue campagne di guerra, aveva imposto la coscrizione obbligatoria.
Il testo parla di un giovane che, in prima persona, si lamenta di essere costretto ad andare alla guerra perché "sono coscritto e mi convien marciare", lasciando così la sua amata "Gigina cara, Gigina bella".
La canzone fu molto in voga durante il Risorgimento.
Fonte: Wikipedia
Testo di A. F. Menchi, melodia tradizionale.
Partirò partirò, partir bisogna
dove comanderà nostro sovrano;
chi prenderà la strada di Bologna
e chi anderà a Parigi e chi a Milano.
Ahi, che partenza amara,
Gigina bella, mi convien fare;
vado alla guerra e spero di tornare.
Quando saremo giunti all'Abetone
riposeremo la nostra bandiera;
e quando si udirà forte il cannone,
addio Gigina cara, bona sera!
Ahi, che partenza amara,
Gigina bella, mi convien fare;
Sono coscritto e mi convien marciare.
Di Francia e di Germania son venuti
a prenderci per forza a militare;
però allorquando ci sarem battutti
tutti, mia cara, speran di tornare.
Ahi, che partenza amara,
Gigina bella, mi convien fare;
vado alla guerra e spero di tornare.
Se nostro Imperator ce lo comanda
combatteremo e finirem la vita;
al rullo de' tamburi, a suon di banda
dal mondo farem l'ultima partita.
Ah che partenza amara,
Gigina cara, Gigina bella!
Di me non udrai più forse novella.