Testo di C. Ponticelli, musica di G. Vecchi.
Noi siamo i poveri siamo i pezzenti
la sporca plebe di questa età
la schiera innumere dei sofferenti
per cui la vita gioie non ha.
Nel crudo inverno la nostra prole
per lunga inedia languir vediam
solo pei ricchi risplende il sole.
Mentre essi esultano noi fame abbiam.
Per natura tutti eguali
vi è diritti sulla terra.
E noi faremo un'aspra guerra
ai ladroni sfruttator.
Non sia pace tra i mortali
finchè un uom' sovr'altro imperi
i nemici a noi più fieri
sono i nostri sfruttator
i nemici a noi più fieri
sono i nostri sfruttator
Triste spettacolo le nostre donne
per noi primizie non hanno d'amor
ancora impuberi sciolgon le gonne
si danno in braccio a lor signor.
Son nostre figlie le prostitute
che muoion tisiche negli ospedal
le disgraziate si son vendute
per una cena o per un grembial.
Per natura tutti eguali...
Di patria al nome talor sospinti
contro altri popoli noi si pugnò
ma vincitori fossimo vinti
la sorte nostra mai non mutò.
Tedesco o italico se v'ha padrone
il sangue nostro vuole succhiar
la patria italica è un'irrisione
se ancora il basto ci fa portar.
Per natura tutti eguali...
Nelle officine sui monti e i piani
nelle miniere sudiam sudiam
ma delle nostre fatiche immani
il frutto intiero non raccogliam.
Poi fatti vecchi veniam rinchiusi
dentro un ricovero di carità
e sul berretto di noi reclusi
bollano i ricchi la lor pietà.
Per natura tutti eguali...
Ma se sperare non è utopia
nella giustizia dell'avvenir
il privilegio di tirannia
e turpe regno dovrà finir!
Le nostre lacrime, gli stenti, l'onte
le grandi ambasce sparir dovran
noi già leviamo alta la fronte
per salutar l'astro lontan.
Per natura tutti eguali...