Testo di Silvio Ortona e Nino Banchieri
Portiamo l'Italia nel cuore,
abbiamo il moschetto alla mano,
a morte il tedesco invasore,
ché noi vogliamo la libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Che importa se ci chiaman banditi?
Ma il popolo conosce i suoi figli.
Vedremo i fascisti finiti,
conquisteremo la libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Onore a chi cade in cammino,
esempio per chi resta a lottare;
da forti accettiamo il destino,
nel sacro nome della libertà!
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
In piedi, ché il giorno è vicino;
avanti, Seconda Brigata!
Compagni, già sorge il mattino,
l'alba serena di libertà.
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
Nel segno di falce e martello
lottiamo per il popolo nostro,
domani sarà il giorno più bello,
che noi vivremo in libertà!
A morte il fascio repubblican,
a morte il fascio, siam partigian.
"Portiamo l'Italia nel cuore", conosciuta anche come "Che importa se ci chiaman banditi", è una canzone scritta da Silvio Ortona e Nino Banchieri, partigiani della Seconda Brigata "Ermanno Angiono", operante nel biellese. Per la musica fu utilizzata la melodia della canzone anarchica "Inno a Oberdan", scritta dopo il 1882.